HOW WAS NYC?
05/2022
all
design
travels
HOW WAS NYC?
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Come abbiamo trovato nyc

Come un’amica di vecchia data, di quelle alle quali dici “dobbiamo vederci più spesso” e poi non accade perché la vita porta su tante altre strade;

come una vecchia amica che negli ultimi due anni non se l’è passata troppo bene ma ha un carisma tale da riprendersi e ripartire senza scomporsi troppo;

come una vecchia amica che, nonostante gli alti e bassi, dopo essere stati seduti ad un tavolino - magari nel West Village - ti saluta con un abbraccio e tu ritrovi quell’energia che mancava da tempo, quella che solo certe amiche/luoghi sanno restituire.

Pensieri in ordine sparso da NYCxDESIGN:

• La pluralità di storie che offre nyc è stato lo stimolo maggiore. C’è spazio per tutti, l’omologazione è obsoleta, sono le storie uniche a fare la differenza. NYC è quel Meltin’ Pot culturale che apre la mente.

• Non facciamo confronti con la design week di Milano - non c’è partita perché le dinamiche sono troppo diverse - ma abbiamo trovato storie interessanti con cui confrontarsi, dalle quali estrapolare concetti che sembrano indicare una direzione, nuovi standard di comunicazione e contenuto per la design industry.

• Abbiamo approfondito il lavoro fatto dalle gallerie, perché questo rimane il terreno più fertile per chi vuol fare ricerca, scoprire nomi emergenti e confrontarsi con la sperimentazione. Tra le gallerie e nei contenuti dei brand established abbiamo intravisto uno spiraglio di maggiore ritorno alla sperimentazione ed è stato bello.

• Le aziende prima di parlare di prodotto raccontano i valori e intorno a questi costruiscono community ma soprattutto business. Sul piatto c'era un tema caldo: Design industry is about to set new standards, noi un po’ ce lo aspettiamo e un po' ci speriamo

• Abbiamo sgranato gli occhi molte volte e guardato anche oltre i confini del design: una domenica pomeriggio su Tompkins Avenue abbiamo cercato i riferimenti per capire come si muove la contemporaneità, siamo poi andati alla ricerca della nuova fondazione d’arte progettata da SO-IL, abbiamo approfittato di un temporale per tornare al MoMa ed emozionarci di fronte alla rappresentazione che Matisse ha restituito del suo studio su una tela rossa.

• Abbiamo visto qualcosa che non ci è piaciuto nelle troppe vetrine vuote e nell’esasperazione di alcuni contesti ma si tratta di prendere contatto con la realtà, al di fuori dei confini confortevoli della propria quotidianità.

• Mi sono ricordata del carico di energia che questa città riesce a darmi, nel bene e nel male, innescando meccanismi mentali a volte sopiti dagli impegni del quotidiano.

• Abbiamo vagato tra east e west village, abbiamo sbirciato tra le vetrine, ci siamo seduti intorno a tavolate di confronto stimolanti sul design e spesso c’era lo spritz nei bicchieri - quanta Italia che abbiamo scovato ad ogni angolo.

  • Quando si viaggia per far ricerca non è tutto bello, non è tutto facile, non è tutto wow e uscire dalla comfort zone richiede uno sforzo ma bisogna fare le valigie per cambiare prospettiva, per provare a capire la pluralità dei punti di vista che ogni contesto offre e aggiungere ogni volta un pezzo al proprio bagaglio personale.
  • Cose nuove? Un’isola artificiale, una fondazione dedicata all’arte e un numero considerevole di nuovi hotel, ristoranti e negozi - comunque meno di quelli che hanno chiuso.
  • perché siamo stati a NYC e perché ci torneremmo? Su un cartellone pubblicitario a Soho ho letto “Feed your Mind” e in queste tre parole c’è tutto quello che vorrei dire.

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credits: simple flair

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